La famiglia ricostituita

famiglia-ricostituita800Una famiglia si dice "ricostituita" quando è composta da una coppia che decide di intraprendere un percorso di vita comune, dopo che uno o entrambi i suoi membri abbiano sperimentato precedenti esperienze di separazione da altri partner.


Si tratta di una situazione particolare, sempre più diffusa e con caratteristiche specifiche, soprattutto se ci si mette nell'ottica dei minori presenti:

  • i minori inseriti nella famiglia ricostituita "appartengono" a più abitazioni – intese come luoghi relazionali, più che semplicemente logistici – in cui risiedono gli ex-coniugi, o i parenti degli stessi
  • ognuno di questi "spazi emozionali" coinvolge persone diverse che hanno stili comportamentali, concezioni e percezioni della vita familiare molto differenti tra loro, rappresentativi di modelli acquisiti nelle precedenti esperienze familiari

Così, i nuovi nuclei si confrontano continuamente con situazioni che uniscono la storia passata con l'esperienza attuale, dando vita a processi cognitivi ed emozionali nuovi. Indipendentemente dalla complessità della strutturazione, la famiglia ricostituita è caratterizzata da un ricco sistema relazionale che combina necessariamente vecchi e nuovi modi di convivere e rapportarsi reciprocamente.

famiglia-ricostituita2-350La costruzione di una storia comune e condivisa impegnerà fortemente tutti i membri del sistema, che dovranno mettere in gioco competenze che facilitino la comunicazione, il sostegno e la negoziazione reciproca. Il passaggio alla nuova relazione di tipo coniugale si realizza attraverso un complesso percorso di sviluppo, che richiede la messa in gioco di risorse individuali e competenze relazionali ricavate dalle singole esperienze e storie di vita e combinate nel nuovo assetto di coppia.
Chi ha alle spalle una precedente unione coniugale fallita e si trova in una nuova situazione di coppia deve affrontare il difficile compito evolutivo di impegnarsi nella realizzazione di una famiglia diversa da quella passata: difficile non tanto per quanto riguarda la costruzione del nuovo, quanto per la ristrutturazione dell'esperienza passata. In questo processo sono coinvolti il proprio sé, il partner, i propri figli o quelli del partner stesso. Questa fase richiede la fondamentale capacità di comprendere ed accettare col tempo i nuovi ruoli in gioco, i confini che definiscono i diversi assetti familiari e le funzioni specifiche dei membri del nucleo originario e di quello ricostituito, ma anche tutte quelle componenti che hanno a che fare con la propria ed altrui affettività (per esempio: sensi di colpa per la precedente separazione, conflitti di lealtà, nodi relazionali rimasti irrisolti).

La possibilità di allontanare il malessere causato dalla rottura di un precedente legame di tipo affettivo dipende da:

  • l'elaborazione cognitiva ed emotiva di ciò che è successo,
  • l'integrazione dell'esperienza di crisi all'interno della propria storia di vita, accettandone le dimensioni di complessità, ma al tempo stesso andando oltre, per accogliere nuovi percorsi di sviluppo.

In questa direzione è fondamentale che gli adulti ed i minori coinvolti nel processo si confrontino con le dimensioni emotive dolorose connesse all'interruzione del legame tra i partner originari e all'uscita di uno dei genitori da quel nucleo: le diverse modalità interpretative degli eventi in cui si è coinvolti influenzano, infatti, l'area dei vissuti e dei modi di percepire ed elaborare quegli stessi eventi.

Questo processo psicologico implica concretamente che vengano gradualmente affrontati questi compiti di sviluppo:

  • capacità di progettare la condivisione del ruolo genitoriale con l'ex partner;
  • offrire ai minori coinvolti un supporto centrato sulla loro difficoltà – almeno iniziale – a rapportarsi con due ambienti familiari nuovi e diversi da quelli già conosciuti e a gestire una doppia appartenenza emotiva;
  • organizzare e mantenere i legami tra i figli e la famiglia di origine dell'ex-partner

Il genitore biologico dovrà porre particolare attenzione nel far sì che il minore continui a mantenere il legame con il genitore non collocatario, aiutandolo a coltivare tutti quegli aspetti più funzionali alla crescita del proprio sé. Il genitore che non vive più con il minore rimane tale a tutti gli effetti, continuando ad esercitare il proprio ruolo, e venendo riconosciuto dal minore quale figura interlocutoria di primaria rilevanza, rispetto al genitore acquisito.
La capacità di trasformare l'ambiguità dei confini in permeabilità è una delle competenze più importanti che la famiglia ricostituita acquisisce: in questo modo i figli possono muoversi tra le diverse figure adulte di riferimento, senza per questo percepire alcuna minaccia nei confronti degli equilibri precostituiti, e gli adulti trovano maggior motivazione ad assumere e/o mantenere le rispettive responsabilità – in primis genitoriali – senza delegare all'ex-partner compiti che sono propri.

Il genitore acquisito dovrà affrontare la difficoltà di gestire la relazione educativa con i figli non suoi: avrà bisogno di un tempo e di uno spazio riflessivo, che gli consenta di identificare le migliori strategie di rapporto sia con il minore che con il partner, in relazione alle modalità più adeguate di condivisione della sua particolare forma di genitorialità. Essere coinvolti in un nuovo progetto di coppia e nel contempo trovare una giusta distanza dalla relazione che ha coinvolto in precedenza il proprio partner e la prole richiede una particolare attenzione e l'attivazione di considerevoli energie psichiche ed emozionali.
Il peculiare ruolo educativo del genitore acquisito può trovare, comunque, spazio di espressione attraverso la lenta costruzione di un solido rapporto di fiducia:

  • procedendo per piccoli passi,
  • evitando di interferire intrusivamente nelle questioni che coinvolgono il genitore biologico non presente nel nucleo ricostituito,
  • promuovendo la costruzione di un clima emotivo caratterizzato dall'affetto e dalla stima reciproca.

famiglia-ricostituita350Quando nel nuovo nucleo arriva un figlio, la posizione più difficile può essere quella del minore che non vive all'interno della famiglia ricostituita, che deve riuscire a costruire un rapporto con un fratello acquisito e mantenerlo nel tempo potenziandone gli aspetti di legame affettivo, senza sentirsi defraudato dello spazio di accudimento percepito da parte del genitore non collocatario. In questo caso l'ex partner convivente con il minore può svolgere un ruolo di sostegno fondamentale, qualora sia in grado di offrire al proprio figlio un appoggio ed una comprensione incondizionata, senza per questo parteggiare svalutando l'altro genitore o il suo nuovo assetto di coppia.

Le caratteristiche descritte sino a questo punto non sembrano ostacolare i processi evolutivi dei membri di questo complesso sistema, ma anzi ne facilitano gli aspetti di creatività e ricerca di soluzioni adattive, più libere di esprimersi. Le famiglie ricostituite offrono, in questo senso, l'opportunità di sperimentarsi in ruoli e funzioni in precedenza non assunti, proprio per far fronte alla necessità costruzione ed consolidamento del nuovo assetto relazionale. La separazione può rappresentare, in questo senso, un evento particolarmente significativo per le opportunità di crescita e sviluppo insite nel suo potenziale evolutivo.

I rapporti che si instaurano tra persone che non hanno legami di consanguineità si fondano sul bisogno di costruire un rapporto centrato su:

  • lo scambio reciproco,
  • la possibilità di criticare costruttivamente le interazioni in atto,
  • la base di un legame intimo centrato sulla fiducia nella possibilità di crescere insieme.

La famiglia ricostituita può rappresentare un tentativo di attivare risorse precedentemente non utilizzate, e potenziare le capacità di interazione con interlocutori particolarmente significativi per sé, all'interno dell'accettazione di una potente sfida, quale è quella del cambiamento.

Dal punto di vista psicologico, quindi, le questioni più importanti riguardanti la ricostituzione di una famiglia riguardano principalmente:

  • la negoziazione del ruolo genitoriale,
  • l'assunzione dello stesso nei confronti dei figli e dell'ex coniuge,
  • la progettualità per il futuro e
  • l'ambivalenza nei confronti della separazione e dell'ex coniuge

Queste tematiche, nel momento in cui costituissero un ostacolo difficilmente affrontabile all'interno del necessario nuovo assetto relazionale, possono essere affrontate attraverso il ricorso a professionisti esperti: psicologi-psicoterapeuti con cui poter affrontare alcuni o tutti questi aspetti, offrendo diverse prospettive di lavoro.

  • La consultazione psicologica ha l'obiettivo di fornire informazioni e conoscenze volte ad aumentare i livelli di consapevolezza che consentono alla persona di mettere in atto percorsi di risoluzione dei conflitti. È un intervento che può configurarsi come preventivo, nell'identificazione di fattori di protezione e di rischio riguardo la nuova situazione affettiva e relazionale. In alcuni casi, è sufficiente aiutare le persone a riconoscere e potenziare le proprie risorse, del tutto funzionali ad affrontare i problemi sperimentati; in altre situazioni è, invece, necessario concludere la consulenza con l'idea di aprire un altro tipo di percorso, più approfondito e specifico. Il consulente aiuta il cliente a focalizzare i problemi, sostiene la coppia nella ricerca di risorse atte a fronteggiare la crisi e offre un luogo neutro ma emotivamente ricco per affrontare la crisi.
  • La mediazione familiare è un intervento psicologico che ha la funzione specifica di attenuare, o se possibile, risolvere determinati conflitti, favorendo la riorganizzazione delle relazioni in corso e/o in seguito di separazione e/o divorzio. Lo scopo è quindi quello di ristabilire la comunicazione tra gli ex-coniugi, per la realizzazione di un progetto di organizzazione delle relazioni che rispetti i bisogni di ogni membro della famiglia, ma soprattutto l'interesse supremo dei figli. Anche nel caso specifico delle famiglie ricostituite, quest'intervento mira a restituire ai genitori biologici la rispettiva capacità decisionale, contestualizzandone ruoli e funzioni all'interno del nuovo assetto relazionale: gli ex-partner vengono quindi aiutati a mettere in atto un progetto di riorganizzazione delle relazioni genitoriali e di relazione reciproca dopo la separazione o il divorzio.
  • La psicoterapia può essere utilizzata come trattamento in tutte quelle situazioni in cui gli effetti del processo di separazione si esprimono attraverso lo sviluppo di sintomi, che possono essere a carico dell'adulto – cioè del genitore -, o più spesso dei figli. In questo contesto, la psicoterapia può essere un intervento utile volto a decodificare e a restituire significati specifici ai sintomi, connettendoli al cambiamento che la famiglia sta vivendo all'interno del processo di separazione e di ricostituzione. Nel caso di minori, in particolare, il contesto psicoterapeutico può aiutare a riconoscere, affrontare e accettare i propri sentimenti, uscendo dal conflitto genitoriale diretto; dall'altra parte è tuttavia necessario che anche gli adulti partecipino al percorso, lavorando sulle proprie difficoltà, le ricadute sui figli, la necessità di individuare e mantenere le priorità emotive. Nel caso dell'adulto, la psicoterapia individuale può essere importante per affrontare la sofferenza sperimentata n seguito all'interruzione del precedente legame, e per promuovere capacità e competenze funzionali alla realizzazione di un nuovo progetto di vita.